La delega fiscale approvata: cosa cambia per i proprietari e gli inquilini delle case in affitto?

casa-con-balconi-edifici-case-1139084

Come cambiano gli affitti delle case a seguito della riforma fiscale approvata dal governo Meloni, che coinvolge sia i proprietari che gli inquilini? La nuova riforma fiscale include modifiche alle aliquote Irpef, un riordino delle detrazioni e dei bonus e modifiche an Ires, Irap e Iva. Inoltre, ci sono novità per quanto riguarda gli affitti e l’estensione della cedolare secca. Vediamo quali sono le modifiche previste e come gli affitti potrebbero cambiare per gli inquilini e per i proprietari di immobili.

Come le riforme fiscali influenzano i redditi degli affitti case sia per i proprietari che per gli inquilini e come cambiano le detrazioni per affitti case per proprietari e inquilini.

La riforma fiscale modificherà gli affitti di case per proprietari e inquilini. La prima modifica che colpirà gli affitti, che riguarda principalmente i proprietari, è la revisione Irpef per la tassazione dei redditi, che influenzerà anche i redditi derivanti dagli affitti percepiti. Quando il nuovo schema di revisione Irpef sarà ufficialmente e definitivamente approvato, i redditi derivanti dagli affitti di case e altri immobili.

La nuova tassazione che modificherà i redditi degli affitti dei proprietari dipenderà dalle nuove aliquote Irpef approvate, poiché l’obiettivo del governo con la sua nuova riforma fiscale è ridurre le quattro aliquote Irpef attualmente in vigore, portandole a tre.

Le aliquote Irpef attualmente in vigore sono le seguenti:

del 23% per entrate inferiori a 15.000 euro;
del 25% per entrate comprese tra 15.000 e 28.000 euro;
del 35 % per redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro;
il 43% per redditi superiori a 50.000 euro.

Tre sono le possibili ipotesi di revisione Irpef dopo la presentazione della riforma fiscale n CdM. La prima potrebbe anticipare le tre aliquote Irpef aggiuntive attuali:
del 23% per entrate che vanno da 8.500 euro a 28mila euro;
il 35% dei redditi compresi tra 28.001 euro e 50mila euro;
il 43% per redditi superiori a 50mila euro.
Per coloro che hanno redditi annui compresi tra 15mila e 28mila euro, sarebbe vantaggioso perché l’aliquota Irpef di tassazione sarebbe ridotta significativamente e si garantirebbero aumenti adeguati.

Le seguenti nuove aliquote sono previste in un’ipotesi di revisione Irpef al vaglio del governo:

tassa del 23% per redditi inferiori a 28.000 euro;
tassa del 33% per redditi compresi tra 28mila e 50mila euro;
tassa del 43% per redditi superiori a 50mila euro.
La terza e ultima ipotesi di modifica delle aliquote Irpef potrebbe essere la seguente: del 23% per i redditi inferiori a 15 mila euro, del 27% per i redditi compresi tra 15 mila e 75 mila euro e del 43% per i redditi superiori a 75 mila euro.

Anche in questo caso, l’aliquota al 23% resterebbe ancora per la prima fascia di reddito fino a 15mila euro, ma sarebbero garantiti aumenti per i redditi più alti, compresi tra 50mila e 60mila euro. Invece, gli inquilini che vivono in case in affitto non dovrebbero essere colpiti dalla revisione delle aliquote Irpef, anche se l’aumento delle aliquote Irpef potrebbe portare molti proprietari ad aumentare i canoni di locazione a causa di adeguamenti Istat e aumenti delle tasse per i proprietari, con conseguenze negative per gli inquilini che potrebbero dover pagare di più per il loro affitto.

Le proposte di riforma fiscale includono l’estensione della cedolare secca agli immobili non residenziali. Nonostante ciò, la novità potenziale rimane in dubbio per il governo a causa del fatto che la cedolare secca sarebbe meno costosa sia per i proprietari che per gli inquilini.

Come cambiano le detrazioni sull’affitto per proprietari e inquilini?
Le detrazioni per gli affitti cambiano anche, ma in questo caso sono cambiamenti che interessano principalmente gli inquilini. I pagamenti per l’affitto possono essere portati in detrazione secondo le leggi in vigore.

Per i contratti di affitto di case adibite ad abitazione principale che sono stati stipulati o rinnovati, sono in particolare previste detrazioni di 300 euro per redditi complessivi entro i 15.493,71 euro e di 150 euro per redditi complessivi superiori a 15.493,71 euro ma entro i 30.987,41 euro.

Per i contratti di affitto a canone concordato, è prevista una detrazione d’imposta di 495,80 euro per redditi complessi entro i 15.493,71 euro e di 247,90 euro per redditi complessi superiori a 15.493,71 euro ma entro i 30.987,41 euro. Invece, non saranno detratti redditi superiori a 30.987,41 euro.

Nonostante ciò, le detrazioni potrebbero essere modificate prevedendo diverse percentuali in base alle varie fasce di reddito, che potrebbero includere le seguenti:

fino a 15mila euro di detrazione del 4% del reddito per lo scaglione;
per lo scaglione, una detrazione del 3% del reddito compresa tra 15mila e 50mila euro;
rimborso del 2% del reddito per lo scaglione compreso tra 50mila e 100mila euro;
nessuna detrazione fiscale per redditi superiori a 100mila euro.
Questo sistema potrebbe anche modificare le detrazioni per gli affitti dei giovani di età inferiore a trenta anni. In effetti, per i contratti di affitto con giovani di età compresa tra i 20 anni e 30 anni per case da adibire ad abitazione principale, è prevista una detrazione fiscale di 991,60 euro per i primi 3 anni di affitto, a condizione che il reddito totale non superi i 15.493,71 euro.