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Rifiuti, quali impianti?

spreco cibo

Roma deve mettere in piedi la gestione di un ciclo integrato.

Marangoni (Althesys): «Non esiste la soluzione unica, il famoso coniglio che esce dal cilindro».

Mentre a Roma infuriano polemiche e indagini attorno all’ennesima crisi dei rifiuti che attanaglia la Città eterna e i suoi cittadini, non sono mancate le proposte d’intervento: tra le più dettagliate ricordiamo quelle profuse dal ministero dell’Ambiente e da Legambiente. A intervenire oggi sul tema è anche Was (Waste strategy report), il think tank di Althesys che ogni anno produce un rapporto nel quale analizza «la filiera produzione-consumo del waste management  e del riciclo con un approccio integrato che unisce la prospettiva aziendale e industriale a una visione di sistema».

Un approccio di sistema è quello scelto anche guardando al caso specifico della Capitale. «Per uscire dall’emergenza rifiuti – osservano da Was – a Roma servirebbero 5 impianti di trattamento dell’organico di medie dimensioni (o due di grandi dimensioni), altri 5 impianti di selezione della differenziata e 2 impianti di trattamento meccanico-biologico per l’indifferenziata». A valle degli impianti Tmb, dal punto di vista strettamente tecnologico, chiarisce poi Alessandro Marangoni,  l’ad di Althesys, «è probabilmente necessario prevedere che una frazione residua debba essere trattata con la termovalorizzazione». Un passaggio che rimane funzionale a una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti; altra cosa semmai è l’incentivarlo economicamente, a scapito del riciclo, come avviene ancora oggi in tutta Italia nonostante il moltiplicarsi dei convegni e gli applausi per l’economia circolare.

Scendendo nei particolari, secondo il think tank per essere indipendente nella gestione dei rifiuti urbani – perché di questo si parla, nonostante i rifiuti speciali rappresentino in media volumi 4 volte più grandi –  Roma dovrebbe dotarsi di una capacità di gestione dell’organico pari a 255mila tonnellate l’anno; di impianti per la selezione della raccolta differenziata  di 511mila tonnellate e di nuovi impianti di TMB per l’indifferenziata per un ammontare di 313mila tonnellate l’anno. Questo nell’ipotesi che gli attuali impianti di TMB possano raggiungere i rendimenti medi nazionali, meta ad oggi molto distante.

Tra l’altro, è utile notare che per realizzare tali impianti occorrono risorse economiche, valutazioni tecniche, aree adeguate e non da ultimo sostegno politico su più livelli di governo. In altre parole tempo, e capacità di gestire fenomeni complessi. Al momento, a Roma tutti questi fattori sembrano scarseggiare.

«Nella gestione dei rifiuti non esiste la soluzione unica: il famoso coniglio che esce dal cilindro – sottolinea Marangoni – È sicuramente necessario, oltre a un aumento delle capacità di raccolta differenziata, potenziare il sistema degli impianti che trattano quello che viene collezionato, i diversi materiali raccolti. Ma ogni singola mossa acquista senso solo nel contesto. L’obiettivo è seguire le indicazioni europee: prevenire la proliferazione dei rifiuti, dare il massimo spazio alla raccolta differenziata e al riciclo della materia così recuperata, ridurre al massimo l’uso della discarica».

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