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“Nuovi modi di abitare per giovani e categorie fragili, la pandemia rivoluziona il tema casa”

 

Giovani casaAlex Giovannini (A Sinistra-Art. 1) e Lorenzo Plumari (Partito Democratico) “Va riconosciuto come un tema autonomo e prioritario, così come lo sono il diritto alla scuola, alla sanità e al lavoro”.

“Il diritto alla casa deve tornare al centro dell’azione politica e amministrativa di uno schieramento riformatore e progressista. Per questo motivo a Cesena abbiamo pensato di organizzare, nel dicembre scorso, un’Agorà Democratica incentrata su questo tema, dal titolo ‘Nuovi modi di abitare dopo la pandemia, l’accesso alla casa da parte dei giovani e delle categorie fragili’. Lo affermano  Alex Giovannini (A Sinistra-Art. 1) e Lorenzo Plumari (Partito Democratico).

“Dal dibattito e dal confronto, che ha visto anche la partecipazione di diversi esperti del settore, sono emerse cinque proposte concrete su cui ci vogliamo impegnare fin da subito: riaprire l’ERP, costruendo un programma pluriennale con una dotazione certa e consistente; stimolare la creazione di un demanio pubblico di aree e di immobili oltre a facilitare la creazione di fondi immobiliari per l’edilizia residenziale sociale; istituire un fondo di rotazione per le spese di adeguamento delle abitazioni non in regola e offrire garanzie reali sul pagamento del canone; istituire un piano pubblico di sviluppo degli studentati; e, infine, istituire veri e propri operatori e facilitatori di comunità per il Social Housing”.

“Le mutazioni sociali e relazionali, anche a seguito della pandemia, stanno influendo sempre più non solo sulle modalità di fruizione delle abitazioni (affittare, comprare, condividere) ma in particolare sul modo in cui noi percepiamo l’ambiente che ci circonda. Le abitazioni sono diventate infatti anche luoghi di lavoro, luoghi di accesso alla conoscenza, luoghi di studio, luoghi per la socialità. Molto nelle vite di chi vive nelle città occidentali è cambiato rispetto al passato e ora, come se il futuro fosse arrivato, sembra di vedere a occhio nudo questi cambiamenti riflettersi anche nell’abitare”.

“Il tema della casa – evidenziano – è stato colpevolmente trascurato dopo la stagione riformatrice degli anni ’70, che aveva portato a una serie organica e coerente di leggi (la L. 865/71, la L. 10/77, la L. 392/78 e la L. 457/78), sulla spinta di grandi lotte sindacali. Da allora solo iniziative episodiche ed emergenziali, che hanno rallentato e a volte contraddetto quelle precedenti, nell’illusione che l’accesso alla proprietà, da sempre privilegiato, avrebbe finito per risolvere il problema, lasciando alla locazione un ruolo sempre più marginale e limitato alle fasce più deboli. Le famiglie in affitto sono così scese dal 60% del 1951 al 18% del totale degli immobili nel 2011. Nel 2018 quelle in affitto privato erano 4 milioni, di cui ben 1,7 milioni in difficoltà a pagare il canone, già prima della pandemia. Quelle oggi in povertà assoluta, che pagano un affitto, sono 850.000. Un dramma sociale a livello nazionale e a Cesena il quadro è analogo. Per tutti questi motivi siamo convinti che serva un impegno forte e immediato su questo fronte, condiviso con le realtà del nostro territorio e in sinergia con la Regione Emilia-Romagna che, proprio nelle settimane scorse, ha presentato il nuovo Piano Casa. Un maxi programma di investimenti che si incardinano su tre pilastri: 124 milioni di euro sull’Edilizia residenziale pubblica, 7 milioni di euro in più per il Fondo affitto e un nuovo Patto per la casa, ossia un progetto di housing sociale volto a cercare soluzioni abitative a chi per necessità (contratti di lavoro instabili, redditi medio-bassi, inaccessibilità ai mutui, ecc.) o per scelta (presenza sul territorio per periodi limitati) non riesce a trovare nel mercato libero soluzioni idonee alla propria condizione”.

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