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L’incredibile storia dei bus elettrici … di 100 anni fa

Nella Londra di 100 anni fa circolavano autobus elettrici che sembravano poter vincere facilmente la competizione con gli altri mezzi di trasporto di allora, come i bus con motore a scoppio. Poi, come a volte accade nella storia delle tecnologie e delle innovazioni, è successo qualcosa che ha cambiato per sempre il corso degli eventi.

electrobus

Ha fatto notizia l’arrivo a Torino e Novara di 23 autobus elettrici urbani costruiti in Cina.

Forse anche perché l’Ad della principale azienda automotive italiana continua, ultimo fra i suoi colleghi, a non credere nei mezzi elettrici. Questi mezzi sono in grado di trasportare 77 persone con una autonomia di 310 km, così che, in pratica, non abbiano bisogno di ricariche intermedia durante la giornata di servizio. Le stazioni di ricarica sono state infatti installate nelle sole rimesse e verranno in parte alimentate dall’energia fotovoltaica dei pannelli sul loro tetto. Fantastiche queste innovazioni del mondo moderno, se solo non fosse che nella Londra di 100 anni fa già giravano autobus elettrici, e davano del filo da torcere ai fumosi e rumorosi colleghi con motore a scoppio.

Ad aver riscoperto questa invenzione lungimirante, ma dimenticata, è stato il saggista Mick Hamer, con il libro “A Most Deliberate Swindle”, che si potrebbe tradurre “Una truffa bella e buona”, pubblicato dalla RedDoor, dove si ricorda come a far fallire l’impresa non fu affatto la tecnologia, per molti versi superiore a quella dei motori a combustione interna, ma la gestione truffaldina della compagnia che possedeva quei bus.

Tutto comincia agli inizi del XX secolo, quando nella gara a sostituire gli omnibus a cavalli a Londra, entrano in lizza tre diversi sistemi: i primi autobus con motore a scoppio, bizzarri (ma pare ben funzionanti), gli autobus a vapore e gli autobus elettrici della compagnia Electrobus. Il primo tipo fin dall’inizio prende il largo, passando fra 1905 e 1907 da poche decine a ben 1000 esemplari in giro per la città. Ma le cose non vanno lisce come sembrerebbe: migliaia di londinesi si lamentano di quei bestioni puzzolenti e rumorosi, che vengono spesso fermati e rimandati nelle officine dalla polizia, per l’eccesso di fastidio che danno ai passanti: accade ben 8500 volte nel solo 1907. Inoltre gli autobus con motore a scoppio sono ancora poco affidabili; si rompono spesso durante le loro corse, lasciando la gente a piedi e le strade ingombre di bus rotti, tanto che molti passeggeri preferivano attendere alle fermate i ben più sicuri omnibus a cavalli.

In questo scenario di quasi disfatta per i bus a gasolio, ecco comparire l’alternativa ultramoderna: gli Electrobus, silenziosi, privi di scarichi ed estremamente affidabili, visto che non c’era in loro molto che si potesse rompere. Vero, la loro autonomia era di appena 60 chilometri e la ricarica delle batterie richiedeva 8 ore, ma gli ingegneri della compagnia avevano inventato un metodo molto ingegnoso (più tardi ripreso, senza troppa fortuna, dagli israeliani della Better Place) per rimettere in strada rapidamente i bus “scarichi”: il mezzo raggiungeva una officina attrezzata dove in pochi minuti il suo pacco di batterie al piombo da 1,8 tonnellate, veniva sostituito con uno carico, permettendo la ripresa della marcia in appena tre minuti. Così il 15 luglio 1907 il primo di sei Electrobus cominciò a percorrere le strade di Londra, fra i migliori auspici, anche perché subito dopo la loro apparizione, una compagnia di bus a gasolio fallì, facendo sparire dalle strade londinesi 100 dei suoi mezzi.

I vantaggi degli Electrobus furono subito evidenti e suscitarono grande interesse e speranze fra i londinesi. In un articolo il Daily News previde la rapida scomparsa degli odiati autobus con motore a scoppio dalle strade cittadine, mentre in un convegno sui trasporti del 1908 il più autorevole ingegnere britannico del tempo, Douglas Fox, disse : “Gli Electrobus sono i più temibili avversari degli omnibus a cavallo, dei bus a gasolio e persino dei tram”. La strada per gli autobus elettrici sembrava in discesa, ma le cose non andarono affatto come sperato. Il problema non fu la tecnologia, che funzionava benissimo, ma chi aveva messo in piedi la compagnia Electrobus: Edward Ernest Lehwess, un laureato in legge a Zurigo, giramondo ed esperto di meccanica, ed Edward “Teddy” Beall, un ex avvocato già condannato per truffa.

I due nei bus elettrici più che un rivoluzionario mezzo di trasporto vedevano un modo per fare un sacco di soldi rapidamente. Promettendo che avrebbero in pochi anni messo sulle strade ben 300 Electrobus, i due invitarono il pubblico a comprare le azioni della società, fino a raccogliere le 300mila sterline (quasi 30 milioni di euro attuali) necessarie all’espansione, promettendo un ritorno del 25% annuo sull’investimento. E non convinsero solo gli ingenui cittadini, ma anche l’industriale americano Cherles Gould, che accettò di fornire le batterie per i loro bus, in cambio della sola promessa di pagamento futuro. Il castello di carte crollò in un paio di anni quando i profitti promessi non si concretizzarono e inchieste giornalistiche rivelarono che la Electrobus non aveva in realtà nessun brevetto sui bus elettrici a garanzia dei soldi messi dagli investitori, come vantato da Lehwess e Beall, e che delle 95mila sterline raccolte, solo 14mila erano state impiegate per acquistare nuovi bus, mentre gli altri fondi erano serviti più che altro a finanziare il dispendioso tenore di vita dei due imbroglioni. Persino quella ventina scarsa di bus elettrici messi in servizio, svelarono i giornali, erano stati costruiti da una società controllata dallo stesso Lehwess, che li aveva fatturati molto più del loro valore.

Così il 3 gennaio 1910 gli Electrobus sparirono di colpo dalle strade, essendo la società in “ristrutturazione”, cioè fallita per le malefatte dei suoi proprietari. I pochi mezzi costruiti vennero venduti per indennizzare gli investitori e  continuarono a fare bene il loro lavoro a Brighton per altri sette anni. Ma purtroppo la storia degli Electrobus londinesi macchiò per sempre la reputazione di quella tecnologia in un periodo decisivo per l’affermarsi delle nuove modalità di trasporto a motore: nessuno volle più investirci e perfezionarla, mentre gli autobus a gasolio diventavano sempre più numerosi, economici e affidabili. E alla fine dominarono, insieme alle auto, il panorama delle città moderne, forzandoci ad abituarci al loro rumore e ai loro fumi tossici.

Ma se dietro alla Electrobus ci fossero stati seri investitori e non truffatori, chissà, forse oggi andremmo già tutti con auto, e naturalmente bus, elettrici, e la transizione fuori dai combustibili fossili sarebbe  molto, molto più facile.

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