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Lavoro, nell’anno della pandemia i giovani colpiti il triplo delle altre classi d’età

 

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Quasi un milione di occupati in meno a causa della pandemia: nell’ultimo anno – o meglio nell’intervallo di tempo febbraio 2020-2021 – l’Italia ha perso 945mila occupati con una perdita di lavoro che ha riguardato uomini, donne, lavoratori dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età ma soprattutto i giovani (under 35). È questo il quadro appena aggiornato dall’Istat con la pubblicazione dei più recenti dati provvisori sull’andamento del lavoro nel nostro Paese.

Nel corso dei dodici mesi «l’occupazione diminuisce soprattutto nella fascia d’età 25-34 anni (-3%) e in quella 15-24 anni (-2,7%), seguono poi 35-49 e 50-64 con cali dell’1,7 e dell’1,6% – commenta a caldo Francesco Seghezzi, presidente della fondazione Adapt – Tra i 15 e i 34 anni cresce molto (+2,9%) il tasso di inattività, a conferma che i giovani sono i più penalizzati in un mercato del lavoro fermo, ma cercano anche attivamente e cresce quindi il tasso di disoccupazione più che nelle altre fasce».

Guardando i dati al netto della componente demografica, l’impatto della perdita di lavoro sui più giovani emerge in tutta la sua ampiezza: «I dati mostrano un calo degli occupati nella fascia 15-34 anni superiore di circa 3 volte rispetto alle altre», sottolinea Seghezzi. Se infatti il tasso di occupazione è in calo del 3,6% nella popolazione generale osservata (15-64 anni), nelle fasce d’età 35-49 anni e 50-64 anni si ferma rispettivamente a -2,3% e -2,7%, mentre tra i 15 e i 34 anni arriva a -7,3%.

«Un milione di posti di lavoro persi in un anno è un dato enorme, ed è concentrato soprattutto sui giovani e sulle forme di lavoro meno tutelate dalle politiche di contrasto alla pandemia, serve un ribilanciamento o è a rischio una generazione», conclude Seghezzi.

La chance più preziosa a disposizione è quella da mettere in campo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che entro il 30 aprile dovrà arrivare a Bruxelles per indicare come l’Italia ha intenzione di spendere i circa 200 miliardi di euro di risorse europee messe a disposizione per guidare la ripresa post-Covid del Paese. Risorse incentrate all’interno del piano che l’Europa, non a caso, ha battezzato Next generation Eu.

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