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Onu: lo sviluppo non è sostenibile se non è equo e inclusivo

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Disuguaglianze e cambiamento climatico impediscono di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Intervenendo al segmento  ministeriale dell’High-level Political Forum on Sustainable Development (Hlpf) in corso all’Onu a New York, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha ricordato che  «L’imperativo dell’inclusione: lo sviluppo non è sostenibile se non è equo e inclusivo e l’aumento delle ineguaglianze ostacola la crescita a lungo termine». Guterres ha sottolineato che «L’estrema povertà diminuisce, ma non abbastanza. Le ineguaglianze tra Paese e Paese restano a livelli allarmanti. La disoccupazione è calata a livello mondiale, ma i salari stagnano. E alcuni Paesi non sono sulla strada giusta per raggiungere l’eguaglianza tra i sessi entro il 2030. Dei risultati insufficienti dimostrano la necessità di dispiegare maggiori sforzi».

Secondo Guterres, «Le persone del mondo chiedono un cambiamento trasformativo che sia equo e sostenibile» ha detto Guterres per poi invitare i leader del mondo da approfittare dei summit Onu che si terranno a settembre «per dare il via a un decennio di realizzazioni e azioni per le persone e il pianeta».  Invece, «Accanto agli effetti della globalizzazione e dei rapidi cambiamenti tecnologici, la disuguaglianza aumenta l’ansia economica, erode la fiducia dell’opinione pubblica e mina la coesione sociale, i diritti umani, la pace e la prosperità. Nel frattempo, prove crescenti illustrano i risultati trasformativi di uguaglianza e inclusione, in particolare delle donne, per un prodotto interno lordo più elevato, una maggiore stabilità e una maggiore performance del settore privato ed efficacia istituzionale. Per tutti questi motivi, l’Agenda 2030 pone gli obiettivi di inclusione, empowerment e uguaglianza, senza che nessuno resti al di fuori  dei nostri sforzi. L’inclusione, l’autonomizzazione e l’uguaglianza sono al centro degli Sdg, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che puntano a non lasciare nessuno indietro. Ma 4 anni dopo la loro adozione, la situazione mondiale è turbolenta, malgrado i progressi realizzati, non siamo sulla buona strada». Guterres è preoccupato soprattutto per povertà estrema, disuguaglianza, disoccupazione globale, disuguaglianza di genere e cambiamenti climatici e ha riconosciuto che «In tutte queste aree, le persone e i Paesi più poveri e vulnerabili ne soffriranno di più.

Il capo dell’Onu ha attirato l’attenzione dell’Hlpf su Quattro conclusioni chiave per far progredire l’imperativo dell’inclusione, iniziando con il rivedere drasticamente il ridimensionamento degli investimenti negli Sdg come il nostro miglior strumento di prevenzione».

Al secondo posto ha messo «L’azione globale sul clima, che deve essere promossa in modo da ridurre la disuguaglianza, passando anche a un’economia più verde che potrebbe creare 24 milioni di posti di lavoro a livello mondiale entro il 2030, salvaguardando gli 1,2 miliardi di posti di lavoro che dipendono da un ambiente stabile e salubre. Poi, dobbiamo intensificare l’attuazione del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, in quanto si tratta di persone il cui contributo allo sviluppo sostenibile, nei Paesi di origine e destinazione, è assolutamente fondamentale».

Il quarto punto è quello di «Non lasciare indietro nessuno e raggiungere gli obiettivi degli Sdg, che sono intrinsecamente legati ai diritti umani, alla diplomazia e alla prevenzione. E’ necessario un impegno globale rafforzato per porre fine ai conflitti e alla creazione di profughi e affrontarne le cause profonde. Le conclusioni che emergono dal Forum sono radicate nella pressante necessità di affrontare l’Imperativo dell’inclusione e di fornirci importanti intuizioni mentre guardiamo avanti, a settembre».

La presidente dell’Economic and Social Council (Ecosoc)  Inga Rhonda King, ha riassunto i lavori del Forum (apertosi il 9 luglio e che si concluderà domani), affermando che «I Paesi si sono mobilitati attorno ai 17 Sdg, le voluntary national reviews  sono state condivise da 142 Paesi, i progressi fatti sugli Sdg sono stati  tracciati e i ragazzi hanno parlato del futuro che desiderano. Pur riconoscendo il duro lavoro di molti Paesi, dobbiamo fare di più, farlo più velocemente ed  essere più trasformativi».

Anche la King ha esortato i partecipanti all’ Hlpf  a «capire come possiamo fare meglio, consigliarci a vicenda e creare nuove partnership. Le nostre conclusioni riecheggeranno nel Vertice Sdg di settembre. Le vostre idee su come rendere questo Forum ancora più vibrante e orientato all’azione saranno prese in considerazione durante la prossima Assemblea generale dell’Onu. Spero che le nostre discussioni incoraggino i nostri Capi di Stato e di governo a tornare qui a settembre, pronti ad annunciare ambiziose azioni di accelerazione».

Aprendo il Ministerial Segment, la lrsidente dell’Assemblea generale dell’Onu, María Fernanda Espinos, ha ricordato che Abbiamo 11 anni per decidere. Usiamo i prossimi giorni per gettare le basi non solo per il vertice Sdg, ma anche per tutta l’ high-level week«,  il dibattito annuale dell’Assemblea generale dell’Onu, e ha incoraggiato i partecipanti a «Essere più ambiziosi e ad annunciare misure accelerate e misure specifiche che rispondano all’urgenza delle sfide che affrontiamo. Questi incontri rappresentano un’opportunità chiave per dimostrare che il multilateralismo funziona, che può portare benefici tangibili alla vita delle persone».

Secondo l’ex presidente dell’Irlanda Mary Robinson, attualmente presidente degli Elders  un gruppo di leader globali indipendenti fondato da Nelson Mandela che lavora per i diritti umani e un futuro sostenibile, «Insieme all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, l’Agenda 2030 è una delle più importanti conquiste diplomatiche di questo secolo. Entrambi sono stati approvati nel 2015 e sono una prova tangibile dei benefici del multilateralismo e un monito per le ristrette agende del nazionalismo, dell’isolazionismo e dell’interesse personale. Se attuati in toto, sono la strada verso un mondo dove povertà, disuguaglianza e conflitti non rovineranno le possibilità di vita per milioni di persone che si vedono attualmente negata l’opportunità di godere dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali».

Ricordando lo Special Report 1,5° C dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), la Robinson ha rammentato ai partecipanti al forum che «Restare a temperature inferiori a più 1,5° C rispetto agli standard pre-industriali è l’unico livello di sicurezza per tutto il mondo, perché un riscaldamento a di 2° C causerebbe un notevole rischio per il pianeta». Poi, citando il rapporto Ipbes di  maggio che dettaglia la perdita di biodiversità e la potenziale estinzione di un milione di specie, la presidente degli Elders  ha evidenziato che «Non possiamo più permetterci di considerare come volontari l’Agenda 2030 e l’Accordo sul clima di Parigi, La piena attuazione di entrambi gli accordi  è diventata un imperativo per garantire un mondo vivibile per i nostri figli e nipoti. Abbiamo una crisi globale e dobbiamo trattarla come tale e l’Hlpf offre l’opportunità di dare uno sguardo onesto a ciò che tutti gli Stati hanno raggiunto e a cosa  altro dobbiamo fare sugli Sdg, in modo che quando i leader mondiali si riuniranno  a New York a settembre per il vertice Sdg, possano venire con parole più di semplici»-

La Robinson che è stata anche High Commissioner of Human Rights dell’Onu, ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme: «Se respingiamo la cooperazione, non supereremo le principali sfide esistenziali che il nostro mondo deve affrontare oggi, dalle armi nucleari ai cambiamenti climatici. Questo High-level Political Forum rappresenta un  momento per essere coraggiosi e per chiedere scelte reali e ambiziose ai leader. Le politiche playing safe o business as usual non porteranno i risultati di cui il mondo ha bisogno».

Nel suo discorso conclusivo, Anche il presidente dell’Ipcc, il coreano Hoesung Lee, ha detto che «L’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile sono inseparabili» e che sono collegati: «Il riscaldamento attuale sta già producendo impatti negativi sui sistemi naturali e umani, impedendo seriamente il progresso verso alcuni Sdg. L’obiettivo climatico “ambizioso” di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius crea la necessità di trovare un compromesso per alcuni Sdg e il bilanciamento degli obiettivi sarà una sfida. Mentre le azioni climatiche producono nuove opportunità per l’economia, l’ambiente e la società, sono condizionate dalla cooperazione internazionale, con la giustizia sociale e l’equità che sono aspetti fondamentali dei percorsi di sviluppo resilienti ai cambiamenti climatici».

Lee ha informato l’Hlpf che «Attualmente, la temperatura media globale è di un grado Celsius superiore al livello preindustriale, ma il riscaldamento non è uniforme. La maggior parte delle regioni terrestri sta vivendo un riscaldamento superiore a questa media di un grado. La temperatura nell’Artico è da due a tre volte superiore. Fino al 40% della popolazione mondiale vive in aree in cui il riscaldamento supera già di 1,5 gradi Celsius il livello preindustriale in almeno una stagione, il che ha causato notevoli problemi al sostentamento umano».

In sintesi, Lee sostiene «Gli sforzi collettivi, a tutti i livelli, per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, che dovrebbero tener conto dell’equità e dell’efficacia, per rafforzare la risposta globale ai cambiamenti climatici e ottenere uno sviluppo sostenibile e l’eliminazione della povertà. Il risultato sarà un’economia globale più pulita, sostenibile, più produttiva e più forte».

Secondo il noto regista Richard Curtis, una delle star e degli intellettuali di fama mondiale che sostengono gli Sdg, ha detto che «Il numero di possibili compagni di strada per centrare gli Obiettivi globali è legione, compresi banchieri e banche di investimento, compagnie assicurative e fondi pensione, che stanno cominciando vedere che gli investimenti sostenibili possono essere redditizi e saranno la chiave per finanziare il futuro degli Obiettivi».

Pensando alla crescente fame globale, alle emissioni di gas serra e alla mancanza di servizi sanitari essenziali, a Curtis viene in mente la parola “urgenza” e dice che «Bisogna concentrarsi maggiormente su tutti gli obiettivi degli Sdg, per sfruttare le loro scadenze. Rendono l’urgenza reale, tattile e misurabile. Ecco a cosa servono. La mia terza parola è “opportunità”. Questo è ciò che ci danno gli Obiettivi, un’opportunità unica. La roadmap SDG può guidarci, negoziamo con la passione, la determinazione e l’immaginazione per porre fine alla disuguaglianza e all’ingiustizia. Ora è il momento per andare fino in fondo con urgenza, con collaborazioni radicali e con il senso di questa opportunità umana unica. E voi siete la generazione di persone, che ha il potere nelle Nazioni Unite e il potere in ogni Paese del mondo, che potrebbe e dovrebbe realizzarlo. Per gli Obiettivi ci sono tanti possibili partner. Nessuno nega che siamo tutti su una barca in un mare in tempesta. Tutti devono mettere a disposizione le loro competenze: Alcuni costruiscono la barca, alcuni sono al timone, alcuni remano, alcuni quando la barca affonda, come [il nuotatore siriano] Yusra Mardini, prendono le cime e la portano a nuoto al sicuro».

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