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Le archistar in difesa degli edifici più odiati al mondo. Ci sono anche le Vele di Scampia

Dopo anni di disprezzo, alcune archistar difendono le opere architettoniche più ‘incomprese’. Scampia non è un fallimento architettonico ma di gestione immobiliare

Mal riusciti, mal utilizzati o mal integrati al contesto urbano. Insomma, unanimemente detestati. Le città di tutto il mondo sono piene di edifici marchiati fin dalla nascita come simbolo dell’obbrobrio architettonico. Si va dalla Torre di Montparnasse parigina fino alle ‘nostre’ Vele del quartiere napoletano di Scampia, passando per la BT Tower di Londra e altro ancora. Dopo anni di polemiche e generale disprezzo, ora alcune archistar provano a difendere queste opere ‘incomprese’, invitandoci a guardarle con occhi diversi. E’ il New York Times a raccogliere queste testimonianze inedite. Riusciranno a farci cambiare idea? 


Torre di Montparnasse, Parigi


Inaugurata nel 1973, la Tour di Monparnasse è il secondo grattacielo più alto di Parigi. Progettata  dagli architetti Eugène Beaudouin, Urbain Cassan e Louis Hoym de Marien è stata fin da subito considerata un flagello per lo skyline della Ville Lumiére.

La difesa di Daniel Libeskind

E’ famoso per essere l’edificio più odiato di Parigi. Io la voglio difendere e non perché sia una bella torre ma per l’idea che rappresenta. I parigini sono andati nel panico quando l’hanno vista, e la loro reazione ha segnato anche un rifiuto all’idea di città sostenibile e ad alta densità. Non a caso, tutti i grattacieli più imponenti sono nati, da quel momento in poi, in un quartiere periferico come quello de La Défense. I parigini hanno reagito, come fanno sempre, in nome di un valore estetico, preferendo una ‘città-museo’ ad una città vitale. Ma il sentimentalismo non può essere anteposto alle ricerca di soluzioni che diano una risposta alla necessità di accogliere il flusso demografico, riducendo al contempo emissioni e consumo di suolo. Non è un caso se lavoratori e aziende preferiscono Londra a Parigi. Probabilmente la torre di Monparnasse non è un’opera di genio, ma rappresentava ciò che la città del futuro avrebbe dovuto essere.

 

Orange County Government Center, NY


Realizzato nel 1970 dall’architetto Paul Rudolph, l’Orange County Government Center, la sede governativa della contea di Goshen, a New York, è stato definitivamente abbandonato nel 2011. L’uragano Irene ha sancito una dismissione già annunciata: da diverso tempo l’edificio era stato pubblicamente considerato un pugno nell’occhio e un salasso finanziario. Attualmente il dibattito sul ‘destino’ della struttura è aperto. 

La difesa di Zaha Hadid 

Gli anni ’60 sono stati un periodo straordinario per le riforme sociali. Le idee di cambiamento e libertà erano pulsanti. Adesso le persone pensano che gli edifici pubblici debbano essere verdi e accoglienti, ma trent’anni fa la progettazione era molto più difficile. Il complesso governativo è organizzato come una sequenza di spazi interni ed esterni che fluiscono gli uni negli altri. C’è un’integrità nel progetto che rivela un’attenzione all’impegno sociale e alla connessione spaziale. L’apertura degli spazi, dove non c’è divisione fra quelli riservati ai rappresentanti (gli eletti) e quelli riservati ai cittadini (gli elettori), è espressione di democrazia. L’opera di Rudolph è pura e la sua bellezza risiede nell’austerità. Non può essere modificata per renderla più ‘gradevole’. E’ quella che è così com’è.

Empire State Plaza, Albany, NY


Quando l’Empire State Plaza di Harrison & Abramovitz fu inaugurato ad  Albany nel 1976, il New York Times lo ha definito ” una grandiosa, pura follia, pensato più per il pianeta Krypton che la capitale dello stato di New York ”. Stesso giudizio espresso dai cittadini, che lo hanno bollato da subito come un monumento da 2mld di dollari per soddisfare l’ego dell’ex governatore Nelson Rockefeller.


La difesa di Annabelle Selldorf

Può sembrare assurdo, ma questo complesso mi piace. E’ scultoreo, porta l’astrazione architettonica alle estreme conseguenze. Guardato da lontano emana un senso di identità e di forza per Albany, mentre da vicino, lo spazio pedonale della piazza gioca un ruolo importante per la comunità. Molti lo  trovano troppo brutale o minaccioso, ma io penso che sia bello nella sua monumentalità e crudezza. La monumentalità suggerisce il potere supremo, e questo fa paura. Penso anche che se si potesse ‘abbellire’ la piazza con più verde- cosa che si è cercato di fare con i mercati degli agricoltori o con l’istallazione di una pista per il pattinaggio su ghiaccio – l’edificio sembrerebbe meno ostile, e verrebbe accolto dalla cittadinanza.

Le Vele di Scampia, Napoli


Realizzata tra il 1962 e il 1975 la  “megastruttura” di Franz di Salvo denominata Le Vele di Scampia, a Napoli, in Italia, non ha mai avuto fortuna. Condannato fin dagli albori, il complesso di edilizia popolare è diventato, in seguito al terremoto di Irpinia nel 1980, emblema dell’occupazione abusiva e del degrado urbano. 

 La difesa di Ada Tolla

Se venissi messa di fronte a questo complesso estraendolo dal contesto e dalla sua storia, lo considererei un pezzo forte dell’architettura. E’ un insieme di edifici iconici che rappresentano l’idea modernista del diritto alla casa. Nella sua ideazione e progettazione, Le Vele rappresentavano un modello positivo e progressista. E risolutivo. Perché avevano l’obiettivo di risolvere il problema di sovrappopolazione e di saturazione del centro urbano. La pianificazione urbanistica- con tutte le strade intitolate a grandi esponenti del socialismo, marxismo e della sinistra italiana- testimoniava una grande spinta positiva. E anche un grande valore iconico per la città di Napoli: la forma a vela, appunto, richiama la vicinanza al mare, cuore di Napoli, e i cortili interni e gli stretti vicoli rappresentano su piccola scala la conformazione della città partenopea. Una struttura importante, ma maledetta. Innanzitutto perché non è stata progettata come da masterplan iniziale. La struttura è stata, nella sua realizzazione, modificata; i cortili interni sono stati ridotti, limitando di molto l’ingresso di luce naturale. Nessuno degli spazi pubblici, servizi, scuole e uffici sono stati realizzati. La camorra si è appropriata di una struttura che avrebbe dovuto essere dei cittadini ancor prima del suo ‘varo’. E’ importante ribadire che Le Vele non sono un fallimento dell’architettura, ma della gestione di un patrimonio edilizio. E anche demolirle sarebbe sbagliato, perché rappresenterebbe una sconfitta: l’incapacità di cambiare e di imparare dagli errori del passato.

 

Aeroporto internazionale Tempelhof, Berlino  



Il fatto che sia stato Hitler a voler ampliare la struttura nel 1930, con l’obiettivo di creare un aeroporto degno della ‘sua’ capitale, ha decretato un vero e proprio rifiuto nei confronti del Zentralflughafen Berlin-Tempelhof, l’aeroporto di Tempelhof-Berlino. Definitivamente chiuso al traffico aereo nel 2008, l’area è stata riqualificata in parco pubblico e spazio culturale.

La difesa di Norman Forster

Tempelhof è uno dei grandissimi edifici della modernità, ma è inevitabile che non sia celebrato da tutti. Il suo architetto, Ernst Sagebiel, si è formato con il maestro ebreo Erich Mendelsohn, ma poi ha deciso di servire i nazisti. E ha fatto della contraddizione e della nefandezza il suo stile di vita. Anche la sua opera riflette il suo modo di essere. L’aeroporto è pieno di contraddizioni e paradossi. Ha una facciata austera, che non sembra molto fascista, mentre la parte posteriore è composta di curve a sbalzo. L’architettura è eroica ma non in termini pomposi e vacui, e riflette una complessità ingegneristica che colpisce.



BT Tower, Londra 


Realizzata nel 1960, la BT Tower, progettata dagli architetti G.R. Yeats ed Eric Bedford, è una (ex) torre di comunicazione di proprietà di BT Group. Dal 2011 le antenne che ospitava sono diventate inutili e sono state rimosse. Fino agli anni ’80 ospitava un ristorante e una piattaforma di osservazione, anch’essi chiusi. 

La difesa di Amanda Levete 

Quello che mi affascina è che la torre è stata costruita per una funzione: le telecomunicazioni. La sua altezza era funzionale, ora invece è diventata ridondante. Quel sottile ed elegante cilindro ricorda ai londinesi il passato della loro città, senza le antenne paraboliche invece ha perso molto del suo potere visivo e simbolico. Avevo 10 quando fu terminata nel 1965 ed è stato l’edificio più alto a Londra per molti anni. E ‘stato il primo edificio ad avere una piattaforma di osservazione, il che creava un forte legame con la città. Abbiamo un centrale elettrica che è stata trasformata in una galleria d’arte moderna. Mi chiedo perché la BT Tower non potrebbe avere lo stesso futuro.

Centro Pompidou, Parigi



Il Centro Pompidou di Parigi è stato inaugurato nel 1977 e ospita un museo. I parigini ritenevano che il suo stile fosse così aggressivo e in contrasto con le case circostanti che un giorno uno di loro colpì Richard Rogers (l’architetto che lo ha progettato insieme a Renzo Piano e  Gianfranco Franchini) sulla testa con un ombrello.


La difesa di Vincent Van Duysen 

Ne ammiro l’audacia e la capacità di aprirsi alla città, al suo spazio, al suo tempo, ha ribaltato l’idea del tipico museo di quegli anni, proponendosi come qualcosa capace di invitare e coinvolgere il pubblico. E’ stato visto come una struttura che rifiutava l’anima del quartiere Marais e quella di Parigi stessa. Invece il Centre Pompidou è l’emblema della ‘forza’ parigina perché attira milioni di visitatori ogni anno. Io non riuscivo a staccargli gli occhi quando studiavo architettura. E’ una scossa, ha invertito il modo di costruire e di intendere un museo. E’ il compito dell’architettura quello di provocare uno shock, che libera tutte le emozioni inespresse.

link all’art.

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