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Boom di genitori che educano a casa i figli.

 

scuola parentale

GRAN BRETAGNA – Gli «homeschoolers» sono aumentati del 65% in 5 anni: una scelta dettata da ragioni diverse, dalla filosofia di vita alla paura del bullismo. Ma c’è anche una minoranza di islamici radicali. E iI ministro dell’Educazione annuncia nuovi controlli.  

Una volta c’era la signora Rottenmeier, che educava Clara a casa perché faticava ad uscire per via della poliomelite e, di conseguenza, anche la piccola Heidi. Ma prima di lei, tanti poeti e letterati hanno fatto da insegnanti ai pargoli delle casate nobili. Svolgevano il ruolo del precettore che, a guardare le statistiche, sembra stia tornando prepotentemente di moda in Gran Bretagna. Secondo una ricerca recente, infatti, negli ultimi sei anni il numero dei ragazzi educati a casa è aumentato del 65 per cento. In molti casi ci sono esperti che arrivano a domicilio, in altri sono i genitori – magari docenti a loro volta – che si fanno carico del compito educativo.

Il sondaggio

Le ragioni che spingono nella direzione dell’homeschooling, però, non hanno a che fare con la nobiltà o il ceto. A volte le famiglie semplicemente non apprezzano le scuole vicine alla loro abitazione e per motivi logistici non possono raggiungerne altre. Oppure ci sono questioni di carattere psicologico, dai bisogni speciali degli allievi ai problemi passati dovuti a bullismo e scarsa sorveglianza dei figli da parte delle istituzioni. In generale, comunque, il sondaggio condotto su 190 comunità locali parla di oltre 36mila ragazzi che sono stati educati tra le mura domestiche anziché nelle scuole ufficiali, che contano 9 milioni e mezzo di iscritti. Niente a che vedere rispetto ai 2 milioni di homeschoolers americani, anche se i dati del sondaggio inglese potrebbero essere sottostimati, visto che riguardano chi andava a scuola e ha cambiato abitudini, mentre non ci sono numeri precisi su quanti non hanno nemmeno mai cominciato il percorso nella pubblica istruzione e da sempre sono stati istruiti in casa.

L’educazione parentale in Italia

Educare i figli a casa è consentito anche nel nostro Paese, ma non è poi così comune. Secondo le ultime statistiche riferite dal sito www.controscuola.it, che si occupa di queste tematiche, in Italia sono circa un migliaio i ragazzi seguiti dai genitori o da degli specialisti attraverso un processo che dal Ministero viene definito «educazione parentale». La famiglia presenta la richiesta ai dirigenti scolastici della zona dove risiede, che ne valutano l’idoneità. Alla fine di ogni anno scolastico, poi, gli allievi «casalinghi» devono sostenere un esame che ne certifichi la preparazione, mentre nel caso delle prove finali di medie e superiori accedono all’esame ufficiale da esterni, secondo regole specifiche. Erika Di Martino, che ha educato a casa i suoi quattro figli e scritto un libro su queste tematiche, sostiene che l’homeschooling sia una scelta che mette al centro la famiglia. Spesso, però, si tratta piuttosto di una decisione di rottura, perché ciò che viene proposto dalle istituzioni non convince.

Le ragioni di una scelta

Nella ricerca inglese emerge in particolare che per il 13,4 per cento delle famiglie interpellate l’homeschooling nasce da una diversa filosofia o stile di vita, per il 9,3 per cento dalla insoddisfazione per le scuole circostanti o da uno scontro che si è verificato fra genitori e la scuola che avevano scelto in precedenza per il proprio figlio, per il 6,2 per cento da ragioni religiose – e qui si inserisce il capitolo spinosissimo del rischio che una pur esigua minoranza di genitori musulmani radicali si serva del diritto di educare a casa i propri figli per inculcare loro la propria ideologia estremista. Non a caso nei giorni scorsi il ministro dell’Educazione Nicky Morgan ha annunciato l’intenzione di sottoporre a una seria verifica il sistema dell’homeschooling. Per un altro 4,8 per cento di genitori la scelta di non mandare i figli a scuola è dettata dalla paura del bullismo. Nel 4,3 per cento dei casi, poi, ci sono specifici bisogni dei bambini da assecondare. Infine le classi troppo numerose pesano sulla decisione del 3,4 delle famiglie intervistate.

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