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Il mondo si vede meglio dalle periferie. Il IV Incontro mondiale dei movimenti popolari. L’analisi di “Aggiornamenti Sociali”.

case popolari

La responsabilità dei movimenti popolari, già affermata nei precedenti incontri, è di non tacere, perché lannuncio di ciò che si vede dalle periferie raggiunga lintera società. Francesco è conscio che a un orecchio disincantato le sue parole suoneranno irrealizzabili, ma rivendica con forza la necessità di sognare: «Sogniamo insieme, sognate tra voi, sognate con altri».

 

Michael Czerny – Paolo Foglizzo

 

In un mondo in cui la pandemia ha ampliato disuguaglianze e ingiustizie continua il dialogo tra papa Francesco e i movimenti popolari. Come si è svolto il quarto incontro mondiale, a distanza di cinque anni dal precedente? Che parole ha rivolto il Papa ai suoi interlocutori e quali proposte ha formulato? In che modo in questa occasione si sviluppa il suo magistero sociale?

 

Quello degli Incontri mondiali dei movimenti popolari (IMMP) è un filo apparentemente sottile, ma molto tenace, che accompagna il pontificato di papa Francesco, andando a costituirne una caratteristica tra le più innovative. Non si tratta di appuntamenti occasionali, ma di una scelta strategica, che si radica nel suo magistero e al tempo stesso lo alimenta: i discorsi agli IMMP sono citati sette volte nell’enciclica Fratelli tutti.

 

  1. Chi sono i movimenti popolari

L’espressione “movimenti popolari”, che nelle differenti aree linguistiche e culturali può avere risonanze molto diverse, indica una variegato insieme di forme di auto-organizzazione a cui danno vita i lavoratori dell’economia informale o popolare per risolvere i problemi fondamentali generati dalla precarietà estrema delle loro condizioni. L’informalità ha come conseguenza l’invisibilità statistica di questi lavoratori, che rischiano di rimanere nascosti anche all’opinione pubblica, alla Chiesa, al mondo politico e allo sguardo di chi elabora le politiche economiche e di welfare: ne è la riprova la sostanziale mancanza di copertura dagli effetti della pandemia e del lockdown con cui si sono dovuti confrontare in ogni parte del mondo, a differenza di quanti operano nel settore formale.

 

Non si tratta però di un fenomeno marginale o residuale: a livello mondiale, l’Organizzazione internazionale del lavoro stima che operino nel settore informale il 60% dei lavoratori e l’80% delle imprese1, pur con molte differenza tra Paesi: se l’informalità riguarda il 20% dei lavoratori americani, nella Repubblica Democratica del Congo il dato supera il 90% (Dembinski 2020). In termini descrittivi, si tratta di una moltitudine di venditori e venditrici ambulanti, straccivendoli e rigattieri, artigiani di strada, parcheggiatori e lavavetri, lavoratori a giornata, collaboratrici e collaboratori domestici, badanti, abitanti di baraccopoli o di case occupate, persone che vivono per strada o in alloggi di fortuna, comunità che praticano l’agricoltura di sussistenza, braccianti e lavoratori agricoli stagionali, contadini senza terra, ecc.

 

Per questi lavoratori l’informalità, con la conseguente mancanza di protezione e tutela dei diritti, non è una scelta, ma l’unica strategia disponibile per sopravvivere a fronte dell’impossibilità di entrare nel settore formale, e dunque rappresenta la conseguenza di una esclusione (Deneulin e Murga 2014). Tale condizione, condivisa con altri che la subiscono, si trasforma nella base di una soggettività politica che si esplica in azioni con cui si reclama, spesso a gran voce, il raggiungimento di due traguardi: per gli esclusi il rispetto della dignità a cui tutti gli esseri umani hanno diritto, sovente nella forma tradizionale di un salario equo e di misure minime di protezione sociale; per tutti, il rovesciamento di un sistema che si fonda sull’esclusione – la cultura dello scarto nel lessico di papa Francesco – per edificare al suo posto una società capace di includere e di prendersi cura di ogni persona e della casa comune.

 

  1. Il quarto Incontro mondiale dei movimenti popolari

Il percorso degli IMMP comincia con quello organizzato a Roma nell’ottobre 2014 (cfr Czerny e Foglizzo 2015), quando per la prima volta nel titolo appaiono le parole chiave “terra, casa, lavoro” (tierra, techo, trabajo in spagnolo, da cui l’espressione “3 T” che papa Francesco richiama con frequenza anche in altri contesti). Ne segue un secondo in Bolivia nel 2015 e un terzo nuovamente a Roma nel 2016. Successivamente il percorso mondiale lascia spazio a una serie di incontri regionali o continentali, in particolare nelle Americhe2, che intersecano anche il percorso di preparazione del Sinodo per l’Amazzonia. Si riattiva in seguito allo scoppio della pandemia, con la Lettera che nel giorno di Pasqua 2020 papa Francesco indirizza ai movimenti popolari per essere loro vicino in un momento in cui devono fare i conti con la pandemia e i lockdown. A sei mesi di distanza, il 24 ottobre 2020, i rappresentanti dei movimenti popolari tornano a incontrarsi a livello mondiale, utilizzando una piattaforma di videoconferenze. In questa occasione presentano il documento L’economia di Francesco, come contributo all’iniziativa “The economy of Francesco”, prevista poche settimane dopo (19-21 novembre 2020). Papa Francesco non partecipa, ma l’intervento di chiusura è affidato al card. Peter K. A. Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (DSSUI).

 

Arriviamo così al quarto IMMP, che si è svolto nel 2021, ancora in videoconferenza per le restrizioni legate alla pandemia, e in due tappe. La prima, tenutasi il 9 luglio, ha riunito i rappresentanti dei movimenti popolari di tutto il mondo per uno scambio sull’impatto della pandemia e sui dilemmi che oggi l’umanità si trova a fronteggiare. La ricchezza dello scambio è condensata in un documento di sintesi, intitolato Salviamo l’umanità e il pianeta!, che esprime la lettura della realtà globale nella prospettiva dei movimenti popolari e propone un nuovo paradigma di sviluppo umano integrale a partire da alcune richieste per un radicale cambiamento del sistema, sempre nell’ottica delle tre parole chiave “terra, casa, lavoro”: dal potenziamento della sanità pubblica all’abolizione dei brevetti sui vaccini, dal salario universale alla riforma agraria all’edilizia popolare, dalla tutela dei migranti al contrasto ai cambiamenti climatici. Questo documento è stato trasmesso a papa Francesco in vista della seconda tappa, svoltasi, sempre a distanza, il 16 ottobre, in cui è stato anche proiettato per la prima volta il documentario La fuerza del nosotros (La forza del noi), realizzato dell’agenzia di comunicazione LaMachi, specializzata in ambito sociale e religioso, per testimoniare l’impegno dei movimenti popolari per il bene comune durante la pandemia. La seconda tappa si è conclusa con un videomessaggio di papa Francesco che reagisce alle sollecitazioni ricevute. Anche in formato videoconferenza, si conferma la struttura dei precedenti IMMP: i movimenti popolari condividono le proprie esperienze e su questa base elaborano un’analisi dei problemi e alcune proposte di soluzione; presentano poi il loro lavoro al Papa, che ascolta e risponde.

 

Lo scenario della pandemia e il suo impatto concreto rappresentano il tema su cui si focalizza il quarto IMMP. Da un altro punto di vista, però, la novità più significativa è costituita dallo svolgimento su piattaforma e dal ricorso alla comunicazione digitale. Non si tratta solo di una necessità operativa: i new media entrano come mai era accaduto nella strategia di comunicazione predisposta dagli organizzatori (movimenti popolari e DSSUI), insieme al Dicastero per la comunicazione e a Vatican News, con il supporto comunicativo di LaMachi. Ad esempio, il 16 ottobre 2021, il quarto IMMP è stato l’occasione di un tweet storm: una serie di 10 tweet in 9 lingue ha rilanciato dall’account Twitter del Papa i punti salienti del videomessaggio. Complessivamente hanno superato i 270 milioni di impressioni (visualizzazioni), coinvolgendo quasi 50 milioni di utenti.

 

Ma soprattutto l’intero svolgimento della seconda tappa è stato progettato non solo a beneficio dei circa 150 rappresentanti ammessi alla videochat Zoom, ma soprattutto in vista della trasmissione sui canali youTube di movimenti popolari, DSSUI e Vatican News, in cinque lingue (spagnolo, inglese, portoghese, italiano e francese, in ordine di numero di spettatori). Secondo i dati forniti da LaMachi, oltre 8mila persone hanno seguito l’evento in diretta, a cui se ne sono aggiunte altre 32mila che hanno visto la registrazione nelle settimane successive fino al 4 novembre: numeri giganteschi rispetto ai partecipanti ai tre incontri svoltisi in presenza, grazie soprattutto al coinvolgimento di Vatican News, al cui canale si riferisce oltre il 75% delle visualizzazioni.

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