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Edilizia, ecco la proposta per la nuova direttiva europea

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Tra 8 anni si potranno costruire solo edifici a emissioni zero e il riscaldamento a gas dovrà essere eliminato entro il 2040. La nuova direttiva EPBD secondo la Commissione europea.

Dal 2030 solo nuovi edifici a emissioni zero, stop alle fossili nel riscaldamento entro il 2040, estensione degli attestati di prestazione energetica, obiettivo di portare gli edifici residenziali almeno in classe F entro il 2030 (dunque con una correzione al divieto di vendita e affitto dal 2027 degli immobili più energivori che si era ventilato).

Questi alcuni punti della proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia EPBD (energy performance of buildings directive), presentata oggi dalla Commissione europea (in basso il link ai documenti) come parte del pacchetto “Fit for 55” adottato nel luglio 2021 e che dunque ora inizia il suo iter per l’approvazione, passando da Consiglio ed Eurparlamento.

L’obiettivo su cui è costruita la nuova EPBD è quello di avere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto del fatto che oggi gli edifici pesano per il 40% dell’energia consumata nell’Ue, per il 36% delle emissioni legate all’energia e che riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria contano per l’80% dell’energia consumata dalle famiglie.

Come anticipato, il percorso tracciato dalla revisione propone che a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici debbano essere a emissioni zero, cioè con consumi bassissimi e soddisfatti da rinnovabili, obbligo che per gli immobili pubblici scatterebbe già dal 2027.

Vengono poi proposti nuovi standard minimi di prestazione energetica a livello dell’Ue da applicarsi per le ristrutturazioni: il 15% del patrimonio edilizio con le prestazioni peggiori di ciascuno Stato membro dovrà passare dalla classe G dell’attestato di prestazione energetica (Ape) ad almeno la F, entro il 2027 per edifici non residenziali ed entro il 2030 per gli edifici residenziali.

Proposta anche una riforma degli Ape stessi, mentre l’obbligo dell’attestato è esteso agli edifici oggetto di importanti ristrutturazioni, a quelli oggetto di rinnovo del contratto di locazione e a tutti gli edifici pubblici.

Viene in parte corretto il divieto di vendita o locazione delle case meno efficienti dal 2027 che era stato tracciato in bozze precedenti: per gli edifici residenziali ora si pone solo l’obiettivo di raggiungere la classe F dal 2030, senza citare divieti, mentre per immobili pubblici e non residenziali ci si dovrà arrivare 3 anni prima.

Nella proposta anche un “passaporto per la ristrutturazione” dell’edificio che, stando al comunicato della Commissione, dovrebbe essere “uno strumento per facilitare la pianificazione e una ristrutturazione graduale verso il livello di emissioni zero”.

Altra novità gli “standard ipotecari” per i mutui, cioè un meccanismo per incentivare gli investitori a migliorare la prestazione energetica del loro portafoglio immobiliare e incoraggiare i potenziali mutuatari a rendere le loro proprietà meno energivore.

Da notare l’indicazione che Bruxelles dà agli Stati, per uno stop a incentivi per caldaie a combustibili fossili a partire dal 2027 e l’introduzione esplicita della possibilità di vietare i combustibili fossili negli edifici.

Da promuovere poi, secondo la revisione della direttiva, le infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici negli edifici residenziali e commerciali, per i quali si dovranno pensare anche spazi dedicati per parcheggiare le bici.

Gli Stati, secondo la proposta di nuova EPBD, dovranno predisporre dei piani nazionali di ristrutturazione degli edifici integrati nei rispettivi Pniec, i piani nazionali per l’energia e il clima. Questi piani dovranno includere tabelle di marcia per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel riscaldamento e raffreddamento entro il 2040 al più tardi, insieme a un percorso per trasformare il patrimonio edilizio nazionale in edifici a emissioni zero entro il 2050.

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