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Direttiva casa green, maggioranza: ‘la UE tenga conto delle particolarità dell’edilizia italiana’

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Direttiva casa green, maggioranza: ‘la UE tenga conto delle particolarità dell’edilizia italiana’

Lega e Fratelli d’Italia chiedono l’intervento del Governo per ‘scongiurare l’introduzione’ delle nuove norme sull’efficienza energetica. Il Ministro Fitto rassicura i deputati leghisti

18/01/2023 – La nuova direttiva europea, che potrebbe imporre di adeguare tutti gli immobili residenziali per portarli ad una determinata classe energetica entro il 2030, non terrebbe conto delle diversità che caratterizzano gli Stati membri e, più nel dettaglio, delle particolarità dell’edilizia e urbanistica italiana e del patrimonio immobiliare italiano.

Sono queste le ragioni che hanno portato il deputato Riccardo Molinari (Lega) a presentare una mozione per impegnare il Governo ad intervenire per “scongiurare l’introduzione di una disciplina” sull’efficienza energetica nell’edilizia, ritenuta penalizzante per il nostro Paese.

Governo: ‘norme saranno compatibili col patrimonio italiano’

Nel frattempo, oggi la questione è stata posta in Aula alla Camera il deputato leghista Stefano Candiani ha con una interrogazione a risposta immediata posta al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto. Il Ministro ha assicurato che il Governo si impegna a definire a livello europeo norme compatibili con il patrimonio edilizio italiano. L’onere finanziario – ha proseguito Fitto – dovrà essere mitigato da incentivi concordati con la UE.

Tornando alla mozione Molinari, “le previsioni della direttiva – entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E; nel 2033, dovranno arrivare alla classe D ed essere ad emissione zero tra il 2040 e il 2050 – obbligheranno gli Stati membri a ristrutturare il patrimonio edilizio – avverte il deputato -; in caso contrario potrebbero essere applicate sanzioni”.

“Gli immobili che non verranno ristrutturati – prosegue la mozione – perderanno di valore, il che si prefigura come una stangata per i contribuenti, sia che affrontino le spese di ristrutturazione e sia che rinuncino per l’onerosità dei costi”.

“L’Italia – spiega il deputato leghista – ha visto crescere il proprio tessuto urbano tra gli anni ‘60 e ‘80 dello scorso secolo, con una netta diminuzione delle costruzioni nei decenni successivi. Molte costruzioni sono precedenti alle normative sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica”.

Inoltre, “differentemente dai Paesi nordici, ove gli immobili sono quasi tutti di recente costruzione, l’Italia ha alle sue spalle una lunga storia edilizia che non può essere di colpo adeguata a standard moderni imposti dalle pressanti richieste di ambientalismo ideologico”.

Quanto alla prestazione energetica, “la maggior parte degli immobili italiani è in una classe tra G e F. L’avanzamento di classe energetica richiede solitamente un taglio dei consumi di circa il 25% con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Una serie di interventi che necessitano di ingenti investimenti economici per il raggiungimento dei minimi previsti dalla Commissione europea”.

“L’Italia – aggiunge il deputato – è un Paese che si compone di un’intricata rete di borghi, comuni e piccole frazioni arricchite da immobili storici e secolari. Molti di questi sono adibiti ad abitazione principale oppure sono sede di istituzioni ed enti. Pare evidente, quindi, che la direttiva proposta risulterebbe di impossibile applicazione sul territorio nazionale”.

“L’approvazione della direttiva avrebbe il solo effetto di svalutare il patrimonio edilizio italiano e di impoverire i cittadini; l’Italia ha da sempre investito sul mattone e non a caso è uno dei Paesi con il più alto numero di proprietari di abitazioni. Quindi, la direttiva proposta si esplica come un chiaro attacco all’economia e al patrimonio edilizio italiano e, pertanto, dovrà essere oggetto della più dura opposizione” – conclude Molinari.

Dello stesso tenore un’altra mozione, presentata dal deputato Tommaso Foti (Fratelli d’Italia). La direttiva – spiega – prevede “interventi obbligatori sugli immobili volti a fare scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica troppo ravvicinata e senza prendere in dovuta considerazione le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano”.

In Italia – ricorda Foti -, gli edifici ad uso residenziale sono 12.420.0000, per un totale complessivo di abitazioni pari a quasi 32 milioni; lo stock edilizio italiano ha più di 45 anni o è stato costruito prima della legge 373/1976 per il contenimento dei consumi energetici. Con la direttiva “dovranno essere ristrutturati oltre 9 milioni di edifici residenziali” e non è prevista flessibilità per adattarsi al contesto nazionale, per valutarne la fattibilità, le necessità economiche e verificare la capacità finanziaria dei proprietari e dei conduttori”.

“La direttiva, oltre a rappresentare un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, costituisce anche un serio pericolo per le banche e per le loro garanzie: una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano, farebbe conseguentemente emergere un problema creditizio”.

Anche FdI, dunque, che chiede al Governo di far valere in sede europea la peculiarità dell’Italia, un Paese a proprietà immobiliare diffusa e dal patrimonio edilizio risalente nel tempo.

Direttiva casa green, cosa propone

La direttiva, all’esame delle istituzioni comunitarie, prevede l’obbligo, per gli edifici esistenti, di raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Per quanto riguarda gli edifici nuovi: dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero; dal 2030tutti dovrebbero essere a emissioni zero.

Per gli edifici esistenti, saranno introdotte norme minime di prestazione energetica corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per m² all’anno.

Per gli edifici esistenti non residenziali, sono state fissate soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria: gli Stati membri hanno deciso di portare tutti gli edifici non residenziali al di sotto della soglia del 15% entro il 2030 e al di sotto della soglia del 25% entro il 2034. Tali soglie sono stabilite sulla base del consumo energetico del parco immobiliare nazionale al 1º gennaio 2020.

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