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Auto elettriche o auto a combustione? Se si guarda all’intero ciclo di vita, sulle emissioni non c’è gara

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«L’elefante nella stanza è la catena di approvvigionamento dei veicoli alimentati a combustibili fossili, non quella dei veicoli elettrici»

[20 Gennaio 2022]

Nonostante la pandemia di COvid-19, il mercato delle auto elettriche è in rapida crescita e molti Paesi stanno incentivando e promuovendo una più ampia adozione dei veicoli elettrici come strumento per combattere il cambiamento climatico. Alcune case automobilistiche hanno persino promesso di convertire le loro intere produzioni in veicoli alimentati a batteria. I veicoli elettrici hanno emissioni molto inferiori rispetto alle auto a combustibili fossili, ma non sono a emissioni zero: l’estrazione delle materie prime per fabbricare le batterie è inquinante ed energivora e anche la produzione di energia per la ricarica – se non utilizza rinnovabili – può produrre emissioni. Queste emissioni indirette trascurate hanno portato gli scettici a mettere in discussione il fatto che i  veicoli elettrici siano davvero così verdi come  si dice. Ma queste emissioni indirette si applicano anche ai veicoli alimentati a combustibili fossili e attualmente nessuna politica dei trasporti regola le emissioni dei veicoli lungo il loro intero ciclo di vita.

Il fronte anti-electric vehicle (EV) è particolarmente agguerrito negli Stati uniti d’America, dove i petrolieri e i loro amici Repubblicani criticano i nuovi importanti pacchetti di spesa che prevedono investimenti per miliardi di dollari nei veicoli elettrici.

Lo studio “Pricing indirect emissions accelerates low—carbon transition of US light vehicle sector”, pubbicato recentemente su Nature Communications da un team di ricercatori della School of the Environment della Yale University, ha cercato di mettere ordine in questo dibattito  tra le fazioni pro e contro le rinnovabili che da anni si confrontano negli Usa e ha scoperto che non solo «Le emissioni indirette totali dei veicoli elettrici impallidiscono rispetto alle emissioni indirette dei veicoli alimentati a combustibili fossili. Ma se viene applicato un prezzo del carbonio su tutte le emissioni, sia dirette che indirette, dell’intero ciclo di vita di un veicolo, i veicoli elettrici diventano molto più attraenti per gli acquirenti».

Per analizzare le emissioni totali del ciclo di vita dei veicoli convenzionali rispetto ai veicoli elettrici Il team di Yale ha utilizzato una combinazione di valutazione del ciclo di vita e modellazione energetica. Quindi, i ricercatori hanno calcolato un prezzo del carbonio su quelle emissioni per vedere quale effetto avrebbe sul mercato dei veicoli.

Le loro scoperte dimostrano che «Stabilire un prezzo del carbonio solo sulle emissioni dirette dallo scarico porterebbe a una quasi completa eliminazione dei veicoli a combustibili fossili. E se fossero tassate sia le emissioni dirette che quelle indirette, questa eliminazione graduale accelererebbe. Allo stesso tempo, le vendite di veicoli elettrici aumenterebbero grazie alle loro emissioni complessive significativamente inferiori nel ciclo di vita».

Inoltre, poiché la quota di energie rinnovabili cresce e le fonti di elettricità diventano più pulite, «L’adozione su larga scala dei veicoli elettrici è in grado di ridurre le emissioni di CO2 attraverso più canali del previsto».

Una delle autrici dello studio, Stephanie Weber, sottolinea che «L’elemento sorprendente è stato quanto fossero inferiori le emissioni dei veicoli elettrici. La catena di approvvigionamento per i veicoli a combustione è così sporca che i veicoli elettrici non possono superarli, anche quando si considerano le emissioni indirette».

Un altro autore dello studio, l’economista Ken Gillingham, fa notare che «Una delle principali preoccupazioni per i veicoli elettrici è che la catena di approvvigionamento, compresa l’estrazione e la lavorazione delle materie prime e la produzione di batterie, è tutt’altro che pulita. Quindi, se valutassimo il carbonio contenuto in questi processi, ci si aspetterebbe che i costi ambientali dei veicoli elettrici sarebbero esorbitanti. Abbiamo scoperto che non è così: se si livellasse il campo di gioco prezzando anche il carbonio nella catena di approvvigionamento dei veicoli a combustibili fossili, le vendite di veicoli elettrici aumenterebbero effettivamente».

Il team di ricerca ha raccolto dati utilizzando il National Energy Modeling System (NEMS) creato dall’Energy Information Administration, che modella l’intero sistema energetico statunitense utilizzando informazioni dettagliate dall’attuale sistema energetico Usa e una previsione del futuro del sistema elettrico. Il principale autore dello studio, Paul Wolfram, ha completato una valutazione del ciclo di vita che ha fornito risultati delle emissioni indirette, che sono state quindi inserite nel modello NEMS per vedere come una tassa sul carbonio su queste emissioni indirette avrebbe cambiato il comportamento di consumatori e produttori. La Weber ha aiutato a modificare il codice NEMS.

Secondo Wolfram, lo studio dimostra che «L’elefante nella stanza è la catena di approvvigionamento dei veicoli alimentati a combustibili fossili, non quella dei veicoli elettrici. Più velocemente passiamo ai veicoli elettrici, meglio è, almeno nei Paesi con una fornitura di elettricità sufficientemente decarbonizzata, come gli Stati Uniti»

Gillingham, che studia in particolare l’adozione delle energie alternative nei trasporti, conclude: «Questa ricerca fornisce una migliore comprensione di come un comprehensive carbon pricing, che includa l’intera catena di approvvigionamento, possa spostare i consumatori verso i veicoli elettrici».

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