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Anziani soli a rischio alcol e gioco d’azzardo

Gioco d'azzardo

Una ricerca condotta dall’ordine degli assistenti sociali della Lombardia mostra come il fenomeno del bere tardivo e del gioco in età anziana non sono sommersi come potrebbero sembrare. La ricerca, avviata prima della pandemia, evidenzia che uno dei fattori di rischio prevalente per entrambi i fenomeni siano l’isolamento sociale e la solitudine che il Covid ha aggravato

Sono state pubblicate a fine 2021 le riflessioni emerse della ricerca promossa dal Croas – il consiglio degli assistenti sociali della Lombardia che ha approfondito il problema del gioco d’azzardo e della dipendenza da alcol in età anziana, temi trasversali che sono ancora poco conosciuti e studiati. A fine 2020 è stato pubblicato il primo Report di restituzione delle evidenze emerse dall’analisi dei questionari raccolti, dal quale è seguito un ulteriore lavoro di approfondimento i cui esiti sono stati pubblicati a dicembre 2021 nel secondo Report “Dai dati alle riflessioni” (qui per il report integrale).

Dall’analisi dei dati e delle informazioni raccolte, la ricerca rileva che i fenomeni del bere tardivo e del gioco d’azzardo in età anziana non sono così sommersi come potrebbe sembrare: 1.081 assistenti sociali hanno avuto esperienze dirette (specie in ambito professionale) con bevitori tardivi, 1.155 con giocatori.

Da parte degli assistenti sociali si stima una maggior diffusione nella popolazione anziana del gioco d’azzardo rispetto al bere tardivo. È possibile – si legge nella sintesi pubblicata da LombardiaSociale.it dell’Istituto per la ricerca sociale – che su queste percezioni incida una maggiore visibilità del problema e una maggiore sensibilità del contesto sociale al tema del gioco d’azzardo rispetto a quello dell’alcol, che continua a risentire di antiche e fuorvianti resistenze culturali. Inoltre i professionisti che hanno partecipato alla ricerca vedono una maggior correlazione dell’alcol con la popolazione maschile, mentre l’azzardo vede più protagoniste le donne.

Fra quelli proposti dal gruppo di ricerca, il fattore di rischio individuato come prevalente per entrambi i fenomeni è l’isolamento sociale e la solitudine. Fra gli altri fattori di rischio segnalati dai partecipanti, emergono come significativamente importanti le frequentazioni di luoghi e persone a rischio e la fragilità emotiva dell’anziano; colpisce poi, riguardo all’abuso alcolico, il ruolo di caregiver protratto nel tempo (es. con coniuge malato di Alzheimer, con figlio disabile). Inoltre, gli assistenti sociali che lavorano nei servizi per e con gli anziani – cioè nei servizi che potrebbero intercettare precocemente il problema – individuano il principale segnale/sintomo nei peggioramenti in comportamenti e relazioni per l’alcol, nelle anomalie di gestione economica e nella condizione debitoria per il gioco d’azzardo. Le segnalazioni da parte dei familiari sono risultate più significative di quelle effettuate da parte di altri servizi ed operatori.

Nei servizi per le dipendenze la modalità prevalente di accesso è tramite uno o più familiari. Nella maggioranza dei casi non ci sono differenze significative fra il percorso di aiuto proposto al cosiddetto bevitore tardivo e/o giocatore anziano, rispetto al percorso di aiuto solitamente ipotizzato per l’adulto. Le differenze segnalate si riferiscono, per entrambi i problemi, a un maggiore coinvolgimento dei familiari; per l’alcol anche a un minore ricorso all’intervento psicologico e al mancato invio in comunità terapeutiche per programmi residenziali. Nei servizi per le dipendenze, fra gli interventi proposti per entrambi i fenomeni emerge l’intervento psico-socio-educativo individuale, al bevitore tardivo segue la prescrizione di una terapia farmacologica, mentre a quelli proposti al giocatore di azzardo emergono l’attivazione dell’Amministratore di Sostegno, il tutoraggio economico e il piano di risanamento dei debiti. Sia per l’alcol sia per il gioco, nei servizi per le dipendenze l’invio a un gruppo di auto mutuo aiuto è più frequente che nei servizi per/con anziani.
Infine, in tutti i servizi, nel mix di interventi proposto, il più diffuso è il coinvolgimento di almeno un familiare.

L’Italia è un Paese in fase di invecchiamento e la popolazione anziana sta prendendo sempre più peso, ma si fa presente nelle riflessioni come non si sia ancora diffusa e consolidata la cultura della prevenzione rivolte ai senior. Prevale ancora un orientamento a considerare le persone anziane come ormai tendenzialmente escluse da interventi preventivi, che appaiono “naturalmente” correlati alle prime fasi della vita o all’età adulta.

Dall’analisi delle risposte fornite dai partecipanti alla ricerca lombarda nella parte in cui è stato chiesto di esprimersi riguardo a criticità e possibili azioni di miglioramento, il tema della prevenzione emerge in modo prorompente.

Emerge anche l’esigenza di un’attenzione dedicata agli anziani con problemi di alcol e/o di gioco d’azzardo, per la peculiarità delle loro caratteristiche che mettono in difficoltà tanto i servizi per gli anziani, quanto quelli per le dipendenze. Il target di intervento di intervento dei servizi sociali si allarga tenendo in considerazione la popolazione non solo anziana ma anche tardo-adulta e adulta, la comunità intera che abita un territorio (che comprende associazioni e sindacati pensionati, circoli per anziani, università della terza età, centri diurni, parroci, volontari, negozianti…), gli operatori sociali e sanitari di vari servizi e realtà (es. servizi domiciliari e reparti ospedalieri, Comune e Asst, realtà pubbliche e di Terzo settore). Sensibilizzazione, informazione e formazione possono influire positivamente anche sull’individuazione precoce dei problemi (prevenzione secondaria). Tra gli interventi di prevenzione primaria vengono suggerite azioni di contrasto alla solitudine e all’isolamento (come per esempio il potenziamento dei servizi di prossimità e domiciliari, creazione o rafforzamento di contesti di aggregazione positiva alternativi a luoghi a rischio) e interventi mirati (es. anziani soli, anziani che hanno vissuto di recente un evento potenzialmente a rischio).

Il rischio solitudine è molto forte anche in considerazione del fatto che gli over 75 che vivono soli sono una larga fetta della popolazione anziana Nelle riflessioni che vengono riportate si sottolinea poi il fatto che il questionario alla base della ricerca è stato somministrato prima dello scoppio della pandemia da Covid-19 e che quindi se per il gioco d’azzardo le limitazioni hanno avuto un effetto protettivo, specie riguardo agli anziani non avvezzi al gioco online, per l’alcol invece la problematica si è aggravata.

Tra gli ultimi aspetti toccati nella riflessione il ruolo importante che ricopre il medico di base nell’emersione del problema e la necessità di ricercare il supporto dei familiari dell’anziano con dipendenza da alcol o gioco patologico oltre che la necessità di una formazione più adeguata per gli assistenti sociali in tema di alcol e gioco d’azzardo sia in generale sia riferiti agli anziani.

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