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Vita nei campi in una casa di terra e paglia

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Cibo autoprodotto e un’abitazione al natural. E ora Federico e Valentina insegnano agli altri

MARCARIA. A chi verrebbe in mente oggi di piantare una ghianda sapendo che saranno i pronipoti ad ammirare un maestoso albero secolare? La sfida l’hanno raccolta Federico Andreella e Valentina Sanna, una coppia di Curtatone che ha deciso di trasferirsi in campagna, sistemare una vecchia casa, ma anche autoprodurre il cibo e costruire da sé ospitando persone che collaborino al progetto: riconvertirsi alla sostenibilità.

Il piano è ambizioso, ma Federico, 38 anni, commerciante d’auto, e Valentina, 34, toelettatrice per cani, ci credono fino in fondo. Al punto da diventare punto di riferimento mantovano per la permacultura, cioè un modo di progettare e gestire terreni agricoli per soddisfare bisogni quali cibo, fibre ed energia. Tutto nasce quando Federico, dopo l’università, fa il servizio civile al Wwf di Mantova. L’incontro con Valentina fa il resto. «Pensavamo e sognavamo le stesse cose – ricorda Federico – trasferirci in campagna, tornare a fare i contadini come lo erano i nostri nonni». Ed ecco la prima chiave di lettura: il legame con il passato visto con gli occhi del futuro, di una “rivoluzione verde” ed ecosostenibile.

Gli anni passano alla ricerca della casa adatta e nel frattempo matura sotterraneamente anche il progetto. Servono cinque anni per trovare il fondo agricolo giusto. È il Fondo Cimbriolino, nelle campagne di strada Gazzo, 43 a Cimbriolo, che fra 2010 e 2011 viene acquistato. Nel 2012 Federico partecipa a un corso di permacoltura ed è l’illuminazione. «Siamo stati sempre due persone alle quali non piaceva inquinare – dice Federico – Ma lì ho capito, e Valentina con me, che volevamo una svolta vera della nostra vita». Il geometra che stava sistemando gli stabili viene fermato. Il poco cemento che nel frattempo era stato dato, viene tolto. Dopo Federico e Valentina, ora anche la casa è pronta per la grande svolta.

«Abbiamo comprato 17 piantine dalla Forestale – dice Valentina – piantandole sui 7mila metri del fondo. Cercando di dare un ordine naturale alle cose nell’ottica di autoprodurre». Le piante vengono poste a nord dell’edificio in modo da costituire un filare antivento. Nel frattempo si pensa al versante energetico, con un progetto di energia solare mentre l’acqua usata sarà quella piovana, poi riciclata e riusata. «Pesare meno che si può sull’ambiente è una scelta di vita, non è più una necessità come nel passato» dice Valentina. E in quest’ottica un passo segue l’altro. Così si rinuncia non solo al cemento, ma anche alla calce. La casa verrà ristrutturata con terra cruda e paglia. Una tecnica riscoperta già negli anni ’70 e che oggi trova sempre più ammiratori. «Abbiamo iniziato a scrostare la casa per usare una ricopertura in terra cruda – spiega Federico – e per far questo ci siamo rivolti ad amici e conoscenti. Perché ci siamo resi conto che se inizialmente la nostra scelta era solitaria, ora bisognava renderla sociale».

Ecco la seconda lezione. Più ci si avvicina alla natura e più si riscopre l’uomo. Nasce così l’idea di usare la casa per farne un punto di riferimento della permacoltura e poter fare corsi: si impara lavorando e dando una mano alla costruzione della casa. Quasi senza volerlo, Federico e Valentina diventano due wwoofer, ovvero parte di un movimento mondiale che unisce volontari in progetti rurali naturali. «In pratica – prosegue Federico – si ospitano le persone che poi ti aiutano a creare il tuo progetto».

Un circolo virtuoso che lo scorso anno ha visto primi corsi di costruzioni con la paglia, anche se alla fine sospesi perché le piogge estive avevano inumidito e reso inutilizzabili le balle. «Lo rifaremo quest’anno» conferma Valentina. Utilizzando un vecchio camper Westfalia, la coppia ha seguito i lavori anche d’inverno. Ma nel frattempo è nata Cecilia, che oggi ha 8 mesi. È nato l’orto, nel quale le piante sono disposte in modo da aiutarsi in modo naturale l’una con l’altra. I corsi prendono vita. E il futuro come sarà? «Sogniamo una famiglia dove crescere nostra figlia con il rispetto per la natura, puntando all’ospitalità, lavorando la terra» dice Valentina. Che dà la terza lezione: la campagna lascia il segno e le idee non nascono da sole. Maturano come i frutti.

di Francesco Romani

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