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Obama: dirottare l’oleodotto Dakota Access lontano dalle terre sacre Sioux

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La Energy Transfer Partners sotto inchiesta per non aver notificato la presenza di reperti indiani.

I repubblicani: il governo federale paghi le spese per l’intervento della polizia.

A meno da una settimana dagli scontri tra attivisti pellerossa e ambientalisti e polizia e vigilantes, che hanno utilizzato spray al peperoncino e manganelli, durante i quali sono state arrestate 141 persone, il presidente Usa Barack Obama ha annunciato che le agenzie federali stanno valutando se l’oleodotto Dakota Access da 3,8 miliardi di dollari, che ha scatenato mesi di proteste di massa delle tribù indiane nel  North Dakota,  possa essere dirottato per venire incontro alle preoccupazioni per i danni ai sito sacri Sioux.

In una intervista concessa a NowThis,  il primo novembre Obama ha detto che secondo lui bisognerebbe evitare di passare dalle terre sacre dei nativi americani e ha aggiunto che l’Army corps of engineers «sta valutando se ci sono modi per reindirizzare questo gasdotto».

Intanto resiste l’accampamento/presidio di protesta che la polizia ha tentato di far sgombrare dal sito nel quale  la Dakota Access, una controllata di Energy Transfer Partners, vuole far passare a tutti i costi un oleodotto lungo 1.172 miglia. I pellerossa dalla Riserva di Standing Rock dicono che quella terra è loro per diritto di un trattato del 1800.

Proprio mentre Obama rilasciava l’intervista a NowThis, è venuto fuori che la compagnia e la State Historical Society non avevano comunicato immediatamente ai regolatori statali della North Dakota State Historic Preservation la presenza di manufatti nativi trovati durante i recenti lavori per la costruzione dell’oleodotto,  il North Dakota sta valutando se multare l’ Energy Transfer Partners

Questa rivelazione, pubblicata dalla Bismark Tribune, conferma quanto denunciano i manifestanti: il tracciato dell’oleodotto non  è stato valutato correttamente e attraversa luoghi sacri dei Siuox e le foto dei manufatti presentate dai pellerossa sono state ignorate. Jon Eagle Sr. Responsabile della salvaguardia della storia tribale della tribù di Standing Rock fa notare che «Queste sono le stesse persone che dicevano che non c’era niente. Ora stanno riportando un reperto? Inoltre non c’è ancora stata nessuna consultazione tribale, non c’è partecipazione tribale».

Come spiega Alejandro Dávila Fragoso su ThinkProgress, il problema è che la pipeline è quasi finita e he deve ottenere solo gli ultimi permessi di cui ha bisogno per  posare i tubi ed attraversare il fiume Missouri, che è proprietà federale.

La polizia dice che la situazione è degenerata perché le tribù indiane coalizzate e gli ambientalisti che li appoggiano utilizzano metodi di protesta aggressivi ma gli indiani contestano questa versione e dicono che i manifestanti pacifici vengono aggrediti dalla polizia della contea e dai vigilantes che utilizzano spray urticanti e aizzano i cani.

Nell’intervista, Obama ha affrontato anche questo problema. «Per i manifestanti c’è l’obbligo di essere pacifici  e per le autorità  c’è l’obbligo di mostrare moderazione. Voglio fare in modo che a tutti venga assicurato di poter esercitare i loro diritti costituzionali di essere ascoltati, entrambi si astengano da situazioni che abbiano come risultato uno scontro tra persone».

Ma oltre i reperti sacri c’è altro: i sioux di Standin Rock e i loro alleati si oppongono all’oleodotto perché uno sversamento potrebbe avvelenare il fiume, unica fonte di approvvigionamento idrico della tribù, è soprattutto su questo rischio che si è saldata una inedita coalizione di tribù indiane statunitensi, First Nations canadesi e ambientalisti che sta mettendo in dubbio il modello energetico e di d sfruttamento delle risorse.

Il presidente della Standing Rock Sioux Tribe, David Archambault II, ha detto: «Ci complimentiamo con il Presidente Obama  per l’impegno a  proteggere le nostre terre sacre, la nostra acqua, e l’acqua di 17 milioni di persone. Mentre l’Army corps of engineers sta esaminando questo problema, chiediamo all’amministrazione e al Corps di emettere un’immediata “ordinanza di stop dei lavori” per la Dakota Access pipeline  (…) anche noi sollecitiamo l’amministrazione a richiedere uno studio di impatto ambientale completo».

Oltre a capeggiare da mesi le proteste di massa, la tribù Sioux aveva già invitato Obama a bocciare il progetto come del Dakota Access come ha fatto nel 2015 con il gigantesco oleodotto Keyston XL, che avrebbe dovuto portare il petrolio pi sporco del mondo, quello delle sabbie bituminose canadesi, dall’Alberta fino alle coste del Texas. La tribù di Standing Rock ha anche intentato una causa mentre le agenzie federali stanno rivedendo i permessi e l’amministrazione Obama ha chiesto alla compagnia di astenersi da costruire l’oleodotto vicino ai luoghi sacri sioux. Ma Energy Transfer Partners si è rifiutata di fermare i lavori e si sta avvicinando all’acqua difesa dalle tribù e dagli ambientalisti. Nonostante quel che ne pensa Obama, le agenzie statali del North Dakota e la  Energy Transfer Partners dicono che l’oleodotto è sicuro e che il suo tracciato è stato correttamente esaminato.

Ma Obama ha annunciato che la sua intenzione è quella di far sospendere i lavoro per diverse settimane «e determinare se questo può essere risolto in un modo che credo sia correttamente attento alle tradizioni dei primi americani». Ma, proprio mentre Obama faceva questa dichiarazione, il North Dakota approvava un finanziamento di  4 milioni di dollari per coprire i costi legati alla risposta delle forze dell’ordine alle proteste e i repubblicani e i petrolieri chiedono che sia il governo federale a pagare il conto. Anche la salvaguardia delle terre sacre indigene e dell’acqua è diventata materia di scontro elettorale e se vincerà Donald Trump i tempi per la tribù sioux di Standing Rock e i suoi alleati si faranno molto duri e bui.

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