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Ddl reati ambientali vicino all’approvazione: le 3 cose da sapere

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Reati ambientali tra inasprimento delle sanzioni e introduzione di meccanismi premiali: il testo pronto per l’ultimo esame della Camera

Reati ambientali tra inasprimento delle sanzioni, introduzione di meccanismi premiali e divulgazione di una cultura in merito alla tutela dell’ambiente.

Il disegno di legge sugli Ecoreati giunge allo sprint finale e si prepara a diventare legge dello Stato a tutti gli effetti. Il testo che disciplinerà il tema dei reati ambientali, infatti, transita all’ultimo esame della Camera, dopo avere incassato, in seconda lettura, l’ok dai senatori che l’hanno approvato a larghissima maggioranza.

La transizione veloce al Senato rappresenta “un’ottima risposta alle molte ferite del nostro Paese in ambito ambientale, come ad esempio quella di Eternit”, ha affermato un soddisfatto Andrea Orlando, il Ministro della Giustizia.

Sul testo di legge c’è stata un’ampia convergenza di gran parte delle fazioni politiche: ma andiamo a vedere i 3 punti principali relativi al ddl sugli Ecoreati.

Reati di inquinamento e disastro ambientale
Vengono definite severe pene per i reati di inquinamento e disastro ambientale: l’inquinamento ambientale si configura come una compromissione (o deterioramento) significativo e misurabile di acque, aria, suolo, sottosuolo, ecosistemi e biodiversità di flora e fauna. Tali delitti vengono puniti con una pena detentiva da 2 a 6 anni e con sanzioni da 10mila a 100mila euro.

Il disastro ambientale viene definito come un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, per la cui eliminazione sono necessari mezzi eccezionali e onerosi. Chi si macchia del reato di disastro rischia la reclusione da 5 a 15 anni.

In entrambi i casi si parla di un reato di danno, per cui l’evento o l’azione che lo causa deve essere abusivo.

Omessa bonifica
Viene introdotto il concetto di controllo impedito e di omessa bonifica: tra i reati ambientali contenuti nel disegno di legge c’è anche quello di omessa bonifica che può essere contestato a chi, costretto da un giudice o da una qualsiasi autorità in materia, non ottempera all’azione riparatrice. In questi casi è prevista la pena della reclusione per un periodo variabile da 1 a 4 anni e fino a 80mila euro di sanzione.

Ravvedimento operoso
Grande dibattito invece sul delicato tema del ravvedimento operoso: a tal riguardo le associazioni ambientaliste hanno parlato di un “salvacondotto per chi inquina”. Di fatto si tratta di una misura premiale per coloro che cercano di porre rimedio immediato ad un possibile danno ambientale provocato (anche collaborando con le autorità per rintracciare cause e responsabili): in tal caso si parla di una riduzione di pena che può arrivare fino ai due terzi.

Rimane inoltre valido il raddoppio dei tempi per la prescrizione dei reati ambientali.

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